Tempi lunghi per l’approvazione degli Statuti Neocatecumenali. Monsignor Clemens: "Non mi sono mai espresso in proposito". C'è chi parla di‘pressioni’ del Cammino ma il Papa non si lascia intimidire
di Gianluca Barile
CITTA’ DEL VATICANO - “Non ho mai rilasciato alcun commento sui tempi relativi all'approvazione degli Statuti Neocatecumenali”. La precisazione è di Monsignor Josef Clemens, Segretario del Pontificio Consiglio per i Laici, il Dicastero vaticano preposto al riconoscimento ufficiale dei nuovi movimenti religiosi. Al prelato, interpellato telefonicamente da un collaboratore di 'Petrus', erano state attribuite erroneamente - e ce ne scusiamo - delle dichiarazioni che sembravano una doccia fredda sulla testa di Kiko Arguello, Carmen Hernandez e Don Mario Pezzi (tutti e tre nella foto con Benedetto XVI), gli iniziatori del Cammino che divide ormai da anni la Chiesa cattolica tra favorevoli e contrari, tra ‘falchi’ e ‘colombe’, tra chi considera questo vastissimo gruppo di fedeli ’una salutare ventata di aria fresca dello Spirito Santo’ e chi, invece, ‘una setta con una propria liturgia e una propria interpretazione - errata - delle Scritture’. Fatto sta che l’approvazione ‘ad experimentum’ degli Statuti del Cammino Neocatecumenale, dopo i 5 anni fissati da Giovanni Paolo II, è scaduta da 10 mesi senza alcuna ‘fumata bianca’ per Arguello e i suoi collaboratori e ciò, fanno notare Oltretevere, lascia pensare che i tempi siano sempre più lunghi. Benedetto XVI, infatti, non ha ritenuto ancora di dare il ‘via libera’ al riconoscimento ufficiale del Cammino - i cui rapporti con il Vaticano hanno conosciuto diverse volte momenti di tensione sia dagli anni ’90 - in attesa che lo stesso adegui la Liturgia alle direttive impartite dal Cardinale Francis Arinze, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, con una Lettera del 1° Dicembre 2005 in cui si legge: “Nella celebrazione della Santa Messa il Cammino Neocatecumenale accetterà e seguirà i libri liturgici approvati dalla Chiesa senza omettere né aggiungere nulla. Questo è il principio base. Seguire i libri approvati, non aggiungere e non sottrarre. La Domenica è il giorno del Signore: il Santo Padre decide che per il Cammino Neocatecumenale, almeno una Domenica al mese, le comunità devono partecipare alla Santa Messa della Comunità parrocchiale. Per le altre tre settimane, il Cammino Neocatecumenale in ogni diocesi sia in dialogo con il vescovo diocesano. Le ammonizioni previe alle letture si possono fare a condizione che siano brevi. Anche durante l’omelia, pronunciata sempre dal sacerdote o dal diacono, si può fare qualche intervento occasionale che sia breve e che non abbia apparenza di essere l’omelia. Anche questo si può accettare. Poi, per lo scambio della pace: si concede che il Cammino Neocatecumenale possa usufruire dell’indulto già concesso, cioè di fare lo scambio della pace prima dell’offertorio fino ad ulteriori disposizioni. E poi sul modo di ricevere la Santa Comunione: si dà al Cammino Neocatecumenale un periodo di transizione, non più di due anni, per passare dal modo invalso nelle loro comunità di ricevere la Comunione, per esempio, seduti, con l’uso di una mensa addobbata posta al centro della Chiesa, invece dell’altare dedicato; passare da questo al modo normale per tutta la Chiesa di ricevere la Santa Comunione. Ciò significa che il Cammino Neocatecumenale deve camminare verso il modo previsto nei libri liturgici per la distribuzione del Corpo e del Sangue di Cristo. Infine, il Cammino Neocatecumenale deve utilizzare anche le altre preghiere Eucaristiche contenute nel messale e non solo la seconda preghiera Eucaristica. La sintesi di tutto questo è che il Cammino, nella celebrazione della Santa Messa, seguirà i libri liturgici approvati, tenendo conto delle specificazioni appena pronunciate”. Lo stesso Benedetto XVI, nel 2006, pochi mesi dopo la lettera di Arinze, aveva ‘fraternamente ammonito’ il Cammino Neocatecumenale ad attenersi alla Liturgia di Santa Romana Chiesa durante un incontro con 200 Famiglie del Movimento missionarie in tutto il mondo: “L’importanza della Liturgia e in particolare della Santa Messa nell’evangelizzazione, è stata a più riprese posta in evidenza dai miei predecessori e la vostra lunga esperienza può bene confermare come la centralità del mistero di Cristo, celebrato nei riti liturgici, costituisce una via privilegiata e indispensabile per costruire comunità cristiane vive e perseveranti. (…) Proprio per aiutare il Cammino Neocatecumenale a rendere ancora più incisiva la propria azione evangelizzatrice in comunione con tutto il popolo di Dio, di recente, la Congregazione per il culto divino e la disciplina dei Sacramenti, vi ha impartito, a mio nome, alcune norme concernenti la celebrazione Eucaristica. Dopo il periodo di esperienza che aveva concesso il Servo di Dio, Giovanni Paolo II, sono certo che queste norme, che riprendono quanto è previsto nei libri liturgici approvati dalla Chiesa, saranno da voi attentamente osservate”. Come accennavamo in precedenza, non sono mai mancati i momenti di tensione tra la Santa Sede e il Cammino Neocatecumenale nella persona di Kiko Arguello. Questi - accusato dai suoi critici addirittura di dipingere il proprio volto al posto di quello di Cristo nelle icone religiose, di tenere e autorizzare omelie da parte di laici durante la Messa, di impugnare talvolta una sorta di bastone pastorale pur non essendo insignito della dignità episcopale, di dare interpretazioni sbagliate delle Scritture, di consentire l’amministrazione della Comunione in modo non conforme - sin dal 2007 ha dato pubblicamente per avvenuta l’approvazione definitiva, e non più in via sperimentale, degli Statuti, passo obbligato per essere riconosciuti come Movimento religioso dal Vaticano. Il Cammino Neocatecumenale, dunque, dovrà attendere ancora - e necessariamente adeguarsi alle direttive del Papa in materia di Liturgia - per ottenere il marchio di riconoscimento pontificio. Intanto, lo scorso 29 Marzo, Kiko Arguello, affiancato da Carmen Hernandez e da Don Mario Pezzi, ha riunito 9 nove Cardinali, 170 tra Vescovi e Arcivescovi e 54 rettori di Seminari ‘Redemptoris Mater’ per l’inaugurazione di una Cappella per l’Adorazione Eucaristica perpetua sul Monte delle Beatitudini. La cerimonia di inaugurazione è stata presieduta da Monsignor Michel Sabbah, Patriarca latino di Gerusalemme, da Vescovi dei vari riti, dal Custode della Terra Santa, Padre Pierbattista Pizzaballa, e dal Nunzio Apostolico, Monsignor Antonio Franco. In un comunicato finale, riportato da “Avvenire”, i Vescovi e Arcivescovi presenti all’incontro riconoscono “con gratitudine che, tra le numerose grazie concesse dallo Spirito Santo alla Chiesa del nostro tempo, il Cammino Neocatecumenale rappresenta con il suo itinerario di iniziazione cristiana un carisma potente per rafforzare lo slancio missionario”. Il carisma che “sorge dalla rigenerazione battesimale”, ricorda il testo, può “dare una risposta alla situazione drammatica della scristianizzazione dell’Europa”. Secondo i presuli, l’avvenire del Cammino dipenderà per gran parte dall’amore paterno con il quale i Vescovi “accoglieranno questo carisma”, accompagneranno “da vicino i seminari Redemptoris Mater” e incoraggeranno “le famiglie tanto preziose delle Comunità Neocatecumenali”. Ma se una parte del Clero ha plaudito a questa e ad altre iniziative del Cammino, c’è chi in Vaticano ha storto il naso ed ha avuto l’impressione che qualcuno, tra i Neocatecumenali, abbia voluto ingaggiare una sorta di ‘braccio di ferro’ con Benedetto XVI o, in ogni caso, con gli Uffici della Curia (Pontificio Consiglio per i Laici e Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti) preposti ad esprimere parere favorevole per l’approvazione degli Statuti (fermo restando che l’ultima parola spetta sempre al Papa). Per l’esattezza, una domanda circola con insistenza tra i Sacri Palazzi: ‘Quale messaggio in codice ha voluto lanciare Kiko?’.
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